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Il Salento

Il Salento – Calette nascoste di sabbia bianca disseminate lungo una costa che due mari, lo Ionio e l’Adriatico, si spartiscono; alte scogliere ricche di torri di avvistamento cinquecentesche, a volte intatte a volte solo ruderi, di cui è ricco il litorale e che furono fatte edificare da Carlo V per difendersi dalle invasioni dei Turchi e costruite in maniera tale che fossero a vista le une con le altre e potessero comunicare con l’entroterra tramite segnali di fumo di giorno e fuochi di notte.

E ancora, a testimonianza di un passato più antico, i dolmen e i mehir, monumenti megalitici concentrati soprattutto nella parte meridionale del Salento, costruiti con pietre e macigni rozzi destinati a scopi funerari o religiosi. I dolmen sono delle grosse pietre conficcate nel terreno come delle immense pareti. I menhir sono lunghe pietre piantate verticalmente nel terreno, puntate verso il cielo in un desiderio di verticalità celeste.

Su queste pietre non sono state trovate né iscrizioni, né dipinti che potessero aiutare l’uomo a spiegarsi la loro funzione. Esempi simili si trovano in Palestina, nell’Africa del Nord, in India, in Corea, nel Giappone, in Francia, in Spagna. I menhir vengono chiamati dalle genti locali “pietre fitte”. Nel Salento si trova anche un altri tipo di megalite. I salentini li chiamano Specchie e sono dei cumuli immensi di pietre accatastate le une sulle altre che sono ritenuti tombe di importanti personaggi o strutture che segnavano i confini.

Tra le testimonianze più interessanti sotto il profilo antropologico in Salento sono presenti una infinità di frantoi ipogei il più antico dei quali risale al 1500. Una volta che non servivano più i frantoi sono stati abbandonati e in gran parte dimenticati tante volte per allontanare il pensiero dei folletti, i scazzamurieddhu, che si diceva avessero preso abitarvi. (capitava infatti quando la temperatura si abbassava che l’aria calda del frantoio salendo in superficie dai boccaporti dei camini si condensasse in sottili volute di vapore acqueo e questo bastava alla fantasia popolare per abbinare il fenomeno fisico alla presenza degli spiriti).

Il Salento è fatto di minuscoli paesini dell’entroterra che nulla hanno da invidiare ai centri storici di città spettacolari come Lecce, perla del barocco pugliese, Otranto “la Porta d’Oriente”, Gallipoli e Nardò.

Il Salento è terra di forti contrasti ed emozioni intense. Terra di mezzo, crocevia di popolazioni provenienti dal mare. Terra di tradizioni mediterranee e levantine.

Salento vuol dire anche, classicamente, muretti a secco e distese di ulivi, masserie fortificate, boschi e pinete carichi di profumi mediterranei, feste campestri al ritmo della taranta o della pizzica.

Il versante ionico si distingue nettamente da quello adriatico caratterizzato quest’ultimo da una rete fitta ed estesa di pinete tra cui spicca la pineta di pini di Aleppo che si estende per oltre 30 chilometri lungo la Marina di Taranto e che risulta essere una delle più importanti formazioni di questo tipo in Italia.

Tra gli altri gioielli naturalistici di indiscussa bellezza: le dune costiere di ginepro di Torre Canne, la zona umida di Torre Guaceto e Punta della Contessa, i boschetti di sughera di Santa Teresa e il lecceto di Cerano. La prima di queste oasi naturalistiche costituisce un nucleo paesaggistico unico nel suo insieme dove ecosistemi diversi ed eterogenei convivono ospitando presenze faunistiche e floristiche molto importanti. Un sito significativo sotto il profilo botanico e naturalistico è rappresentato dal bosco di Rauccio con la zona umida circostante denominata Specchia di Milogna e il comprensorio del fiume Idume. Degna di nota è la Palude del Capitano nel comune di Nardò e le bellissime dune di Frassanito ricoperte di arbusti di ginepro e da grovigli di caprifoglio mediterraneo.

Da Otranto a Santa Maria di Leuca si può ammirare una delle più suggestive fasce costiere d’Italia, una falesia alta e rocciosa ricca di grotte, anfratti e spiaggette. Nei pressi di Otranto, la città più a sud-est d’Italia, tra punta Scuru e Capo Palascia si trova Porto Badisco dove si narra approdò Enea quando toccò le coste italiane. E sempre nei pressi si trova la Grotta dei Cervi scoperta nel 1970 all’interno della quale sono stati ritrovati un gran numero di reperti del Neolitico e del Paleolitico superiore.

La costa ionica da Leuca alla Marina di Ugento è ricca di deliziose località che si succedono senza sosta. Ampi arenili bianchi che si alternano a basse scogliere parallelamente alle quali corrono penisolette verdeggianti creando a volte delle piccole lagune che vengono utilizzate come vivai. La riviera neretina è la più frequentata dai salentini. Da Santa Caterina a Porto Cesareo e Punta Prosciutto la costa è tutta frastagliata con un continuo susseguirsi di anse sabbiose. In direzione Gallipoli si trova la bellissima insenatura di Porto Cesareo con i fondali ricchi di vegetazione. Da Porto Casareo lungo la litoranea che costeggia lo Ionio si incontrano Torre Chianca che ha di fronte l’Isola della Malva, Alpillo e Punta Prosciutto che segna il confine provinciale tra Lecce e Taranto.

LE CITTÁ

GALLIPOLI
Poche città del meridione esercitano lo stesso fascino di Gallipoli. Il nome che in greco vuol dire “città bella” non poteva essere più appropriato. Al suo interno custodisce numerosi tesori d’arte e di architettura come, ad esempio, la Basilica di Sant’Agata con la splendida facciata seicentesca e la piccola Chiesa della Purità. Tra le testimonianze più antico merita attenzione la Fontana Ellenica sulla quale sono inquadrati tre bassorilievi rappresentanti la matamorfosi di Dirce, Salmede e Biblice. A Gallipoli si trova uno dei molti Castelli Angioini del sud Italia dove si narra sia nato il grande pittore Giuseppe Ribera detto lo “spagnoletto”. Numerosi sono i palazzi storici che abbelliscono uno dei centri storici più interessanti della penisola salentina e che rendono ancora più piacevole il soggiorno in una delle più importanti e frequentate stazioni balneari della zona.

CUTROFIANO
Situata al centro del Salento a 85 m sul livello del mare e poco distante (poco più di venti chilometri) dalle altre perle salentine: Lecce, Gallipoli e Otranto. Il nome della città ha origini antichissime, deriva dal greco e rimanda alla lavorazione della creta. Cutrofiano è stata da sempre lagata alla lavorazione dell’argilla come documentano i numerosi frammenti di ceramica locale ritrovati in diversi punti dell’agro cutrofianese e conservati presso il Museo della ceramica. Della continuità abitativa del sito dalla preistoria in avanti sono testimonianza le ville di epoca romana localizzate nelle contrade Badia, Scacciato, Castelli, Piscopio, Padiglione, Cavallerizza. Cutrofiano fu Chorion (insediamento rurale bizantino non fortificato) frequentato dai monaci basiliani e che conservò il rito greco fino al XVII secolo. Cutrofiano fu distrutta nel 1480 durante il Sacco di Otranto e dal 1644 fu ducato dei Filomarini illustre e antica famiglia napoletana. Il centro storico è caratterizzato dalla presenza di vicoli lastricati a chianche (pietra di Soleto) e di casette bianche ricoperte di tegole rossastre. Un antico detto popolare dice che a Cutrofiano ” nè servi nè patruni” per giustificare questo tipo di edilizia dall’aspetto modesto e che conferma che la piccola proprietà era diffusa e permetteva a tutti di avere una casa, seppur modesta, simile a quella del resto della popolazione. Da questo schema si differenziano il Palazzo Calò del Seicento con un portale decorato con un mascherone, il Palazzo Bucci del Settecento e il Palazzo Ducale.
Tra le architetture ecclesiastiche ricordiamo la Chiesa Madre di Santa Maria della Neve, edificio più volte ristrutturato tra il XVI e il XIX secolo con una pianta a tre navate divise da possenti colonne in pietra leccese e impreziosita da altari laterali finemente intagliati che incorniciano opere di scuola napoletana tra le quali si ricorda un’opera di Francesco Solimena raffigurante la Vergine con Bambino tra i Santi Gennaro e San Francesco d’Assisi. Interessante il crocifisso ligneo di ignoto maestro del Settecento.

MAGLIE
Definita la Burano del Salento, a Maglie è particolarmente diffusa e curata come produzione dell’artigianato locale l’arte del ricamo e del merletto a punta d’ago.

NARDÒ
Neretum era una tappa delle via Traiana in direzione del mare. Sulla riviera neretina insistono alcune delle più belle località del Salento: Santa Caterina con la Baia di Porto Selvaggio e Santa Maria al Bagno con la suggestiva località delle Quattro Colonne.
Tutto il territorio è ricco di testimonianze che rimandano a un lungo periodo nel quale si succedevano le incursione arabe e al periodo d’oro vissuto dalla zona sotto i Normanni e gli Svevi. Antica rivale di Lecce sul piano artistico e culturale la città di Nardò custodisce numerosi tesori a partire dalla cattedrale che risale all’anno Mille (costruita sui resti di un insediamento basiliano) e che fu anche un centro benedettino tra i più importanti per la diffusione della cultura e delle opere medievali.
Interessante, nella cattedrale il contrasto tra l’esterno e l’interno con un rimando di archi romanici e gotici. All’interno sono custoditi affreschi del Trecento, un bel Crocifisso in cedro del Libano. A Nardò si trova un castello messapico di cui parla anche lo storico latino Plinio.

GALATINA
Galatina è la città che, all’interno del Barocco Pugliese, insidia il primato di Lecce. La Chiesa dei Santi Pietro e Paolo è un vero e proprio trionfo del Barocco Leccese. Fu costruita nel XVII secolo. Ai nome dei Santi Pietro e Paolo è legato in giugno il rito della festa. Nella chiesa si recano i tarantati per bere l’acqua del pozzo ritenuta unico (assieme alla pizzica) antidoto al morso della tarantola. L’architettura più significativa di Gallipoli è la Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria che custodisce le reliquie della santa. L’architettura fu voluta dalla famiglia Orsini del Balzo che le fece costruire sul finire del Trecento. la facciata è in romanico pugliese con tre portali uno dei quali affiancato da colonne finemente lavorate. L’interno monumentale a cinque navate conserva affreschi quattrocento realizzati da noti artisti.

LECCE
Definita la “Firenze del Barocco” Lecce è il capoluogo della regione salentina, centro culturale, spirituale ed economico. Fu fondata da Malennio, figlio di Dasumno, primo re dei Salentini. Dopo la distruzione di Troia la città venne occupata da Lictio Idomeneo che le diede il nome e che vi avrebbe introdotto la cultura greca. Le origini della città rimangono comunque misteriose. La parentesi più oscura è quella tra il IV e l’XI secolo un periodo di lotte e di saccheggi e di cui restano pochissime testimonianze. Mentre, nel Medioevo, uno dei periodi più floridi fu quello che Lecce visse sotto la Contea degli Enghien nel quale la città si risollevò dal decadimento in cui era piombata dopo la caduta dell’Impero di Occidente. Attualmente la città è uno degli esempi più importanti e significativi della fioritura barocca dell’Italia meridionale. Portali, guglie, colonne e balconi finemente lavorati affascinano i visitatori con gli effetti cromatici dovuti all’uso di un particolare tipo di materiale protagonista assoluto dell’architettura leccese, la Pietra Leccese , una pietra dorata, una specie di calcare duro ma di facile lavorazione. Uno dei simboli della città è la Chiesa di Santa Croce che si trova nelle immediate vicinanze della Piazza Sant’Oronzo, centro e cuore vitale della città e all’interno della quale campeggia la famosissima Colonna di Sant’Oronzo. Porta Napoli è l’ accesso alla città vecchia dalla quale si dipartono le arterie principali ricche di palazzi settecenteschi. Una tappa obbligatoria è la visita al Duomo e alla Piazza omonima, una delle meraviglie italiane.

OTRANTO
Otranto è la città più a oriente della penisola italiana. In epoca romana era conosciuto come Hydruntum dal nome del torente Hydrus nella cui vallata sorge la città. Otranto fu un centro bizantino e gotico, poi normanno, svevo, angioino e aragonese. Nel 1480 fu espugnata dai Turchi che fecero strage della popolazione durante la Battaglia di Otranto, uccidendo 800 otrantini e distriggendo anche il monastero di san Nicola di Casole. In questo monastero si trovava una vastissima biblioteca che ospitava ragaziz provenienti da tutta Europa che si recavano a Otranto per studiare. Fu uno dei monaci l’autore del masaico pavimentale della cattedrale e che è il puù grande d’Europa. I codici miniati provenienti dal monstero di Otranto sono ora custoditi nelle migliori biblioteche d’Europa. Una visita di Otranto deve includere la cattedrale con il mosaico pavimentale risalente al 1163-1165 e il Castello al cui rafforzamento fece provvedere Federico di Svevia. Eretta nel 1088 la Cattedrale misura m. 54 di lunghezza e m. 25 di larghezza ed è la più grande tra tutte le Chiese di Puglia. Costruita su 42 colonne monolitiche, diverse per qualità del granito e del marmo, per stile e tempo di produzione di cui si ignora la provenienza. Sulla facciata a doppio spiovente spicca un portale barocco del 1764 e un rosone rinascimentale a 16 raggi con fini trafori gotici di forma circolare con transenne convergenti al centro, secondo l’arte gotico-araba della fine del XV sec. Il soffitto della navata centrale è formata a cassettoni in legno dorato e risale al 1698 mentre il paliotto dell’altare maggiore, in argento, è opera di oreficeria napoletana del ‘700. Pochi km a nord della città, sulla costa, sono da visitare i Laghi Alimini e la Baia dei Turchi.Tra i tratti di costa ancora incontaminati si segnalano la scogliera della Specchiulla e la spiaggia di San Giorgio.